Gli amici della Fondazione Giuseppe Levi Pelloni e i soci del Club “Amici del Premio FiuggiStoria”, in occasione della Festa della Repubblica 2020, rendono omaggio a Giuseppe Mazzini e visitano il Roseto Comunale di Roma.
Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella salutava, il 2 giugno 2016, la Festa della Repubblica:
“Il 2 giugno del 1946, dopo il duro ventennio fascista e la sciagura della guerra, l’Italia entrava a far parte a pieno titolo del novero delle nazioni libere e democratiche. E questo accadde, si badi bene, non soltanto perché la forma repubblicana prevalse su quella monarchica, ma perché, per la prima volta nella storia della nazione, ritrovata la libertà, la partecipazione al voto di tutti, uomini e donne, realizzava una piena democrazia.
È stata l’introduzione dell’autentico suffragio universale a far compiere all’Italia il vero salto di qualità, trasformandola in un Paese in cui tutti i cittadini concorrono, in egual misura, a determinare, con il loro voto, le scelte fondamentali della vita nazionale.
Furono i cittadini a scegliere la forma di Stato, ad eleggere i membri dell’Assemblea costituente, a determinare la formazione dei governi. Per questo credo che oggi si possa affermare che la festa del 2 giugno è la festa della libertà di scelta: e per questo è la festa che riunisce tutti gli italiani.”
Il monumento a Mazzini
Il monumento a Giuseppe Mazzini, uno dei protagonisti del Risorgimento italiano ha avuto una nascita non poco sofferta, nonostante l’alto valore commemorativo della sua figura. La proposta di erezione in Roma (esistevano già dei monumenti sul fondatore della Giovane Italia a Genova, città natale, Napoli e Milano) del monumento a Mazzini fu presentata alla Camera dei Deputati ben 15 anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1872. E’ infatti nel 1887 che l’allora Presidente del Consiglio Francesco Crispi, riconoscendo in Mazzini il ruolo di propugnatore dell’unità d’Italia, prende l’iniziativa di dedicargli un monumento anche a Roma, la Capitale della nazione.
Nel 1902 l’inizio della sua realizzazione fu affidato allo scultore massone (anche Mazzini lo era) Ettore Ferrari. Nel 1922 fu posta la prima pietra ma i lavori subirono un rallentamento per la netta avversione del fascismo alla massoneria e ripresero solo nel 1948 a guerra finita sotto la guida del figlio del progettatore Gian Giacomo Ferrari e dello scultore Ettore Guastalla, al quale venne richiesto di realizzare l’assemblamento del monumento concluso da tempo. Finalmente il 2 giugno 1949 venne inaugurata l’opera, proprio nel terzo anniversario della nascita della Repubblica. Per l’occasione fu anche emesso un francobollo che raffigurava la statua di Mazzini in bronzo.
Altre statue realizzate nella Capitale da Ettore Ferrari (Roma 1845, Roma 1929) sono quelle a Giordano Bruno (Campo de’ Fiori) e a Quintino Sella (via XX Settembre).
Si concludeva un percorso osteggiato anche dalla Chiesa: la Santa Sede, infatti, in fase di realizzazione del monumento protestò per l’irriverenza delle allegorie scolpite nell’altorilievo, in particolare quella in cui appare un cavallo rampante sugli emblemi della Chiesa. I simboli vennero rimossi e il monumento fu finalmente inaugurato. Alla base del monumento di forma quadrangolare troviamo delle figure che allegoricamente rappresentano le idee mazziniane di aspirazione alla libertà. Nella parte posteriore, invece sono presenti dei medaglioni in marmo raffiguranti alcuni protagonisti mazziniani e massonici dell’indipendenza italiana: Carlo Pisacane, Goffredo Mameli (l’autore dell’inno italiano), Federico Campanella, Aurelio Saffi. La base del monumento è preceduta da una breve scalinata che conduce a una piccola ara (altare) in cima al blocco marmoreo si trova la scultura di Giuseppe Mazzini realizzata in bronzo e alta 5 metri ritratto in atteggiamento pensieroso.
Il Roseto
Il Roseto comunale di Roma è uno dei giardini più romantici della capitale. Nei mesi di fioritura delle piante (maggio e giugno), offre ai visitatori un tripudio di profumi e colori. Non solo rose. Grazie alla posizione privilegiata sulle pendici dell’Aventino, sopra al Circo Massimo, consente di godere di una magnifica vista che abbraccia il Palatino, il campanile della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, la cupola della Sinagoga, il Vittoriano e l’Osservatorio di Monte Mario.
Il terreno che ospita il Roseto è stato destinato alla coltivazione dei fiori fin dall’antichità. Basti pensare che Tacito negli Annales (114-120 d.C.) fa riferimento a un tempio dedicato alla dea Flora, che veniva festeggiata in primavera al Circo Massimo nel corso dei Floralia. Fino al XVI secolo l’area ha ospitato orti e vigne, per diventare nel 1645 l’Orto degli Ebrei e includere anche il cimitero della comunità. Nel 1934 il cimitero ebraico fu trasferito al Verano e l’appezzamento fu destinato a parco. Il roseto prese forma nel 1950, quando fu trasferito qui quello creato nel 1932 sul Colle Oppio dalla contessa Mary Gailey Senni. Per ringraziare la comunità ebraica, che aveva consentito la creazione del roseto in un luogo sacro, all’ingresso del giardino fu posta una stele, che ricorda la destinazione precedente, e ai vialetti che dividono le aiuole nell’area della collezione fu conferita la forma della menorah, il candelabro a sette bracci simbolo dell’ebraismo.